venerdì 26 agosto 2011

Vento dell'est

Siamo a Doğubayazıt ultima città prima della frontiera con l'Iran, proprio ai piedi del maestoso monte Ararat. Prima di iniziare con gli ultimi resoconti dobbiamo fare una doverosa postilla all'ultimo post: nella vita tutto si risolve con un pò di spirito.

MONTE NEMRUT (2185 slm)
Sull'impervia strada per il Nemrut abbiamo scoperto l'estrema frontiera dell'autostop: si può fare anche con le bici! Il nostro benefattore ci ha addirittura caricato senza che noi chiedessimo niente, e si è prodigato per far entrare le 2 bici nella sua auto... ovviamente da allora abbiamo preso in seria considerazione l'autostop (ne abbiam già fatti altri due, con un'attesa praticamente nulla...). Il ragazzo però si è fermato a metà strada, lasciandoci a 27 km dalla vetta. Siamo al fine giunti in cima al monte Nemrut dopo 10 km di sterrato infernale e 1000 m di dislivello (Michele - il nostro eroe - si è dovuto caricare circa 6 kg dalle borse di Emilia - la nostra urlatrice isterica - che altrimenti  sarebbe rimasta lì a pascolare con le pecore...)


Le famose teste...
...e i relativi corpi
 

 L'alba sul monte, dopo una notte passata nel parco


DIYARBAKIR
Qui nell'est della Turchia si respira finalmente aria d'Oriente. A Diyarbakir, città bagnata dal Tigri, ricca di storia ed energia, siamo entrati nel Kurdistan turco. I Curdi ci hanno letteralmente assalito con la loro voglia di conoscerci e donarsi. Non appena ci siamo seduti al parco per mangiare siamo stati accerchiati da un gruppo di ragazzini che non se ne volevano più andare, facendoci anche perdere un po' i nervi... Ma già il giorno dopo eravamo nuovamente contenti di tutte quelle attenzioni, e abbiamo girovagato per gli intricatissimi vicoli e vicoletti circondati da una masnada di bambini felicissimi di farci da guida (e senza di loro non avremmo trovato nessuna delle chiese armene che cercavamo).
Ieri, nel mezzo di una conversazione socio-politica a gesti con il fratello di un militante del PKK,  abbiamo anche scoperto che, per merito di D'alema, qui considerano fratelli gli Italiani!

 ragazze curde che fanno il tipico gesto di vittoria di questo popolo perseguitato: INSHALLAH KURDISTAN!!!

 il grande Mohammed, lo Sean Connery curdo, che ci ha offerto di tutto e se non accettavamo si metteva a urlare tipo in berbero (abbiamo dovuto fumarci per forza anche le sue sigarette).


LAGO VAN (1700 slm)
Il lago Van non solo ha lavato i nostri luridi corpi, ma anche tutti i nostri (sempre luridi) vestiti, grazie alle sue acque fortemente alcaline.


Con i vestiti puliti siamo entrati in contatto con la splendida ospitalità curda.
Prima abbiamo dormito dentro un internet cafè e il propprietario è rimasto tutta la notte lì a vegliare su di noi; poi siamo stati ospitati in una fattoria sul lago, solo per aver chiesto se ci vendevano delle melanzane (naturalmente ci hanno offerto una cena ed una colazione gigantesche). 




Splendida cascata sulla via per Dogubayazit

DOGUBAYAZIT
Memori delle ospitalità precedenti, ieri sera abbiamo maliziosamente chiesto di lasciar le borse ad una famiglia sulla strada per Ishak pasa , trovato chiuso per il Ramadam.
Al nostro ritorno (coinciso precisamente con il canto della fine del Ramadan) ci hanno ovviamente invitato a cena e poi a dormir lì; abbiamo passato una splendida serata giocando con i bambini e Michele ha visitato l'intera famiglia!


Moschea nei pressi del palazzo di Ishak


Tramonto dal palazzo sulla città





Ci vediamo in Iran!!!

venerdì 19 agosto 2011

no otello, ostello!!

Molti fans da casa ci chiedono dove dormiamo, ecco una selezione fotografica dei 3 Resort più ricercati che ci siamo cercati...


Hotel 5 stelle Paglia e fieno, ovviamente con bagno di lusso in camera 


Agriturismo radical chic Il Nespolo meditante 
(da qui abbiamo visto le mongolfiere sorgere all'alba)


Uno dei bungalows d'élite del famoso resort Uzum (in italiano: non je la famo più a scrive)

Cappadokia dreaming

Sono le 13.46, caldo impossibile, nottata passata in treno, vaghiamo da 4 ore in giro per Malatya (nomen omen), potrete capire quanto ci vada di scrivere...
unico aneddoto divertente, e poi passiamo la parola alle immagini.
premessa: la nostra mitica cucinetta che tutto sforna va ad alcol (perchè è più facile da trovare del gas, dice).
L'alcol sta finendo, quindi oggi ci siam messi di buona lena a cercarlo nel caotico bazar di Malatya. Comprendiamo subito che la parola Alcol genera repentino panico nell'interlocutore musulmano, specie in periodo Ramazan, anche dopo aver mostrato la cucinetta che dovrebbe esplicitare l'utilizzo non eretico del prezioso liquido. Dopo 2 ore di tentativi falliti e facce inorridite, proprio mentre stiamo per gettare la spugna e comprare un classico fornelletto a gas, il negoziante di fornelletti si illumina (a metano): "aah! Shpiritu!!!". Noi anche comprendiamo al volo il valore intrinseco della parola. In men che non si dica il soave suono "shpiritu" si diffonde per il bazaar, e il nostro salvatore ci conduce alla ricerca del tesoro che troviamo inshallah dopo qualche negozietto.

ok, adesso le foto:

 Primo impatto con la meravigliosa Cappadocia nell'Ilhara Valley, ricca di chiese rupestri scavate nel tufo 


Splendido affresco in una delle chiese della valle


La città sotterranea di Derinkuyu


Montagna lunare nei pressi della quale abbiam dormito in una notte di luna piena


la Cappadocia è tutta un buco...


indovina chi ti trovo in Cappadocia, nel cave hotel più irraggiungibile del mondo?!?!


montagne di panna montata


pedalando fra le tette...


fra i cocuzzoli dipinti dal vento

funghetti allucinati


la mattina ci svegliamo e gli aerostati nel ciel vediamo...


altri buchi e buchettini


la Cappadocia vista dall'alto


venerdì 12 agosto 2011

da ora è più facile lasciare commenti..

...abbiamo cambiato le impostazioni, adesso potete scriverli anche se non siete utenti registrati.
(Grazzzieritaaa!!!)

Couch cycling!

Arriviamo belli stanchi a Konya verso le 10emmezza di sera.
Dopo essere scesi dal pullman e aver salutato lo smilzo (vedi post precedente), ci accingiamo a cercare il nostro primo hotel, non avendo cercato un couchsurfer in città e non volendo incappare nuovamente nella Psicopolizia, che sicuramente non avrebbe gradito una nostra sosta con sacchi a pelo nel parco cittadino (per altro Konya è la capitale culturale dell'Islam qui in Turchia, e come dice la nostra affezionata LonelyPlanet è la città con più donne velate del paese, quindi non ci aspettavamo grande comprensione per due hippy come noi).
Sulla strada chiediamo ad un collega ciclista dove poter trovare una pensione economica, e lui ci risponde di seguirlo, che ci porta in centro dove sicuramente troveremo qualcosa (e già ci sta molto simpatico); dopo qualche centinaio di metri prende coraggio e ci fa: "but, if you trust me, you can come at my house! I just call my mother and ask if it's possible..." noi, strabuzzando gli occhi, rispondiamo entusiasti che "of course we trust you, thank you very much!" (in italiano: ma che davero?!?!). Il ragazzone (ha un braccio grande come una coscia di Michele) ha un viso da bambino felice e sorride in un modo così puro e sincero che non fidarci di lui sarebbe davvero impossibile.
La mamma accetta l'invito, lui è contentissimo di poterci ospitare, noi non riusciamo a smettere di guardarci e ridere per la felicità dell'incontro; in fondo è per questo che siamo partiti, 'che i monumenti e il mare e tutto il resto sono belli da vedere, ma l'emozione di incontrare persone dal cuore grande, così desiderose di conoscerti e condividere, è davvero impareggiabile.
Arriviamo a casa e scopriamo che il cuore grande è di famiglia: la mamma, una splendida signora di 50 anni, sprizza gioia da tutti i pori; non parla una parola di inglese, ma riusciamo a comunicare benissimo lo stesso. Tahir (così si chiamo il nostro nuovo amico, che per altro scopriamo essere un sopraffino suonatore del Kanun, strumento tradizionale turco) ci chiede se abbiamo fame, e noi rispondiamo timidamente che bè sì qualcosina mangeremmo... La mamma scompare in cucina per un tempo la cui durata dopo un po' ci insospettisce, e infatti quando ci fa andare di là dicendoci che è pronto, troviamo una tavola imbandita con ogni ben di Allah! Mangiamo tantissimo (pollo arrosto, insalata, yogurt, pane e nutella, olive, fagottini di foglie di vite...) senza riuscire a finire, e poi andiamo a letto esausti, con la pancia piena e il cuore colmo di gioia; davvero ricevere così tanto e con questa semplicità di cuore da persone sconosciute è un'esperienza che da sola riesce a dar senso a questa piccola esistenza di esseri girovaganti...

Tahir con tipica espressione da turco suonatore-sognatore e un dettaglio del suo complesso strumento a corde
Il giorno dopo Tahir ci presenta un amico, e andiamo tutti insieme al museo di Mevlana, dove incontriamo un altro suo amico... poco a poco scopriamo che Tahir fa parte di un gruppo di 5 affiatatissimi amici-musicisti, uno più simpatico dell'altro, che la sera stessa suonano in vari concerti organizzati in giro per la città in onore del Ramadan. Al che cambiamo i nostri programmi (che in effetti non hanno molto di definitivo) e decidiamo di restare una notte in più; passiamo una serata fantastica con i fantastici 5, che si prodigano in tutti i modi per farci divertire e stare bene: mangiamo con loro alla cena aziendale di un supermercato (quello davanti a cui suoneranno), sempre offerta in onore del Ramadan (notare che ne offrono una sola in tutto il mese, e noi siamo capitati giusto quella sera! ecco cosa intendiamo quando diciamo che il destino - quando ti muovi - ti viene incontro), poi andiamo tutti insieme al concerto, loro da suonatori noi da spettatori, poi tutti insieme a casa di uno di loro, dove stavolta ci mettiamo in moto noi per cucinare una pasta di mezzanotte non molto riuscita (senza olio d'oliva, porcavacca!), dormiamo quasi tutti lì (c'è posto solo per 5) e la mattina dopo ancora tutti insieme per l'abbondante colazione.
Quando dobbiamo salutarci siamo ormai diventati best friend, ci promettiamo amore eterno e sognamo di rivederci per altre grandiose avventure, magari questa volta in Italia...

i magnifici cinque + due... Grazie ragazzi!!!

ecco un video di Tahir che suona il suo stupendo strumento, il Kanun.
non sappiamo perchè (Riiiitaaaaiutoooo!!!) ma sembrerebbe che dal blog non lo carichi, comunque se ci cliccate sopra si apre un'altra finestra di youtube in cui parte...

teşekkür ederim | parte seconda

rieccoci con il resoconto...

2 Agosto
Dormiamo sulla strada, vicino ad una delle fedeli fontanelle che non mancano mai (i musulmani devono lavarsi cerimoniosamente prima di ognuna delle 5 preghiere giornaliere, cosa che per noi significa acqua sempre disponibile, su ogni strada, ad intervalli di pochi kilometri); sembra una tranquilla notte come le altre, se non fosse che fa un caldo più intenso del solito (siamo troppo vicino all'asfalto) e ci sono più zanzare del solito (siamo troppo vicino al cesso)... Così per la prima volta montiamo la tenda, che in effetti diventa immediatamente un forno, al che Michele decide che preferisce le zanzare ed esce allo scoperto. Emilia rimane dentro, ma con la testa fuori, immaginate la scena per i vari camionisti che si fermano a rinfrescarsi alla fedele fontanella... Ad un certo punto (e mica poteva essere finita lì) sopraggiunge un vorticoso vento che tutto fa volare, ed Emilia decide di uscire dalla tenda e smontare il tutto per non risvegliarsi nel mondo di Oz... Ma almeno volano via anche le zanzare! 
Comunque, memori degli errori del passato, il giorno dopo compriamo l'autan (eccepotevatepensàprima, direte voi. sì lo sappiamo, ma volevamo fare i duriepuri... senonchè abbiamo deciso che c'è una gran differenza fra duriepuri e deficienti).

3-4 Agosto
Giungiamo finalmente ad Antalya, ospiti di una simpatica coppia di avvocati-couchsurfer con bellissima casa in cui stazioniamo tutto il giorno per non abbandonare la nostra cara amica aria condizionata...

Antalya, finalmente un centro storico vero, con tanto di vicoletti antichi!

5 Agosto
Siamo a Belek, posto che non consigliamo a nessuno... a meno che non vi interessi il commercial kitsch pieno di lucine e fontane con enormi cigni di plastica... comunque anche qui riusciamo a dormire equanimi sulla super spiaggia attrezzatissima per ogni sport possibilimmaginabile.

dopo vari spostamenti in bici e pullman (davvero comodi e pieni di confort, fra cui menzioniamo i simpaticissimi smilzi-stewart che regalano succulenti snak e bibbite) arriviamo a Konya, ma qui c'è bisogno di un post dedicato...
 

mercoledì 10 agosto 2011

teşekkür ederim


Ciao a tutti, rieccoci dopo un lungo silenzio a raccontarvi tutta assieme la Turchia fin qui.
Andiamo in ordine cronologico (mettendo solo le date salienti):

25 luglio
da Chios abbiamo preso un un battello che in 45 minuti ci ha portato in Turchia a Çeşme da dove abbiamo finalmente iniziato a pedalare, dormendo lungo la strada sul mare.

27 luglio

Visita delle splendide rovine greco-romane di Efeso: su tutte menzioniamo la biblioteca dalla bellezza mozza fiato e dalla storia nientemeno intrigante, poichè nella struttura si nascondono dei passaggi segreti che portavano dritto dritto al bordello, alla faccia degli intellettuali di sinistra... (ovviamente in biblioteca era vietato l'accesso alle donne).   





Non contenti dell'inverosimile caldo accumulato tra i capitelli corinzi, verso le 2 del pomeriggio inforchiamo le bici per farci i 40 km di asfalto rovente (anzi letteralmente sciolto) che ci separavano dal nostro primo couchsurfing, il mitico Caglar "Cuore d'oro - Spaghetti al curry".

tutti contenti con Çağlar


29 luglio

le vasche di calcare in notturna...

... e di giorno (foto scattata da Emilia per distrarsi dall'ansia)




Arriviamo molto tardi, saranno state le 11 di sera, a Pamukkale poichè sulla guida parlava di un fantomatico accesso h24, con il quale i litigiosi guardiani-bigliettai non erano molto d'accordo... ma alla fine siamo riusciti ad accodarci ad un pullman di biondone estoni verso le quali si sono mostrati decisamente più accondiscendenti...

All'interno abbiamo avuto altre piacevoli sorprese (in effetti se fossimo stati più furbi ci saremmo nascosti meglio): appena abbiamo steso gli stuoini per il meritato riposo son giunte in grande stile le motorette della Psicopolizia, che ci ha intimato di iniziare a fare un po' di moto (la regola è: puoi stare tutta la notte dentro, ma non puoi dormire; ergo devi camminare tutto il tempo...). Da lì è iniziato il nostro pellegrinaggio - controllato meticolosamente dai fari e dai walki-talki della Psicopolizia - tra le vasche del castello di cotone (il significato della parola Pamukkale), tra le rovine delle terme romane, fino alla lontana necropoli avantiendrè; alle 4 e mezza Emilia cede, sfiancata, addormentandosi su una panchina (con buona pace della Psicopolizia che verso l'alba notoriamente si ammansisce). Michele invece prosegue coraggiosamente, lasciando come unico segno del suo passaggio le scarpe, abbandonate laconicamente all'ingresso delle vasche; qui le 2 storie si dividono, ecco per voi le 2 cronache separate:

Michele
ho ridisceso le vasche fino alla vallata dove c'era la grossa piscina termale e qui ho fatto il bagno nudo nel buio notturno. Con l'arrivo dell'alba, non contento della sfida che proponevo implicitamente agli psicopoliziotti (in particolare ad un giovanotto bello incazzato che mi stava alle calcagna), ho cercato di risalire dal lato non consentito (ma io questo non potevo saperlo) per ricongiungermi ad Emilia. A quel punto il baldo giovane ha perso le staffe, mi ha raggiunto inneggiando ad Allah e minacciandomi di malrovesci; dati gli enormi ostacoli comunicativi, l'unica cosa che ho capito è che dovevo (di corsa) seguire l'indice della sua mano che indicava l'uscita. Quindi mi sono trovato fuori, all'ingresso opposto (che distava 2 km di salita rovente dall'ingresso dove avevamo lasciato le bici), scalzo, senza soldi ma con la fedele chitarrina che era rimasta con me fino a quel momento. Mi sono incamminato sulla salita cercando un autostop improbabile visto il mio improbabile aspetto. Fortunatamente un taxista mi ha raccattato e riportato al punto di partenza, dove però, nonostante le mie preghiere, non mi hanno più fatto entrare; non mi è rimasto allora che attendere lì nei pressi dell'ingresso, facendo amicizia con tutti gli autisti dei pullman. Ultima chicca: ho cercato di farmi prestare dei soldi da un gruppo di giapponesi che sono scappati via additandomi come italiano-berlusconi...

Emilia
mi sveglio tutta tranquilla dal mio fugace riposo panchiniero (saranno state massimo le cinque) e noto subito le scarpe del mio bello all'ingresso delle vasche; senza preoccuparmi troppo della sua assenza proseguo nella scoperta del luogo (che con le prime luci dell'alba mi si mostra finalmente in tutta la sua magica bellezza). Scendo nelle vasche (senza scorgere Michele che nel fratttempo si era già spostato nella zona proibita), torno alle terme romane, e aridaje con la necropoli, e cammina di qua fatti un altro riposino dillà, si fanno le 7 (me ne accorgo perchè iniziano ad arrivare le prime orde di giapponesi), ma di Michele restano sempre e solo le scarpe. Continuo a far finta di non preoccuparmi, ma verso le 8 inizio ad immaginarmelo affogato a Pamukale, con relativi titoli su tutte le prime pagine dei quotidiani turchi, e così metto l'orgoglio da parte e mi affido alla Psicopolizia. Costoro sembrano davvero prendere a cuore la mia sventura, e iniziano la ricerca tramite walki-talki. Ad un certo punto mi chiedono: ma è quello con la chitarra? e io tutta contenta: sì sì! ma è un falso allarme, stanno solo ricordando di averlo visto durante la notte. Le ore passano, io sono nelle loro mani, poi sulla loro motoretta, facciamo vari giri sopra e sotto, ad un certo punto giunge voce che è stato avvistato la mattina presto all'ingresso sud, ma poi se ne sono perse le tracce... Io sono in balia degli agenti e delle loro sigarette (mai fumato tanto in vita mia, d'altronde sono in turchia e mi adeguo al famoso detto), non so più che pensare quando finalmente, senza preavviso alcuno, l'agente motorizzato mi riporta all'ingresso nord dove, tutto tranquillo con la chitarra ini mano, troviamo Michele seduto ad un tavolino... Lo abbraccio con relativo pianto liberatorio da stress accumulato.
Da quanto questi simpatici ragazzi già sapessero dei nostri vari spostamenti (ecchecavolo ma sti walki-talki sempre comunicanti ma che ce li avevano a fà?!) non è dato sapere; sicuramente da quando Michele è giunto all'ingresso nord provando a rientrare e chiedendo di far uscire la sua ragazza, ovvero ben 2 ore prima dell'avvenuta riunione.
Morale della favola: limortacciloro.

finalmente riconciliati ci godiamo le rovine tutt'intorno


31 luglio

bagno mattutino ad Egirdir

Arriviamo sul lago Egirdir, pronti per una nuova avventura nell'entroterra montuoso: dobbiamo proseguire per Antalya, sulla costa sud, che dalla mappa dista 120 km. Dopo i primi 60 km di pedalate fortunatamente abbastanza pianeggianti ci troviamo di fronte ad un bivio: a destra Antalya (60 km), a sinistra Ristorante (14 km). Facciamo magicamente quadrare i nostri desideri de panza con l'abbozzo di cartina della lonely planet ("massì poi prendiamo quest'altra deviazione e arriviamo...") e tutti convinti scegliamo sinistra. Il ristorante si rivela veramente bello (mangiamo su una specie di zattera fissa sul fiume tutto illuminato con lucine natalizie), buono (trota al forno) ed economico (spendiamo in tutto 6 euro). Dormiamo lì vicino sul ciglio della strada tra i guaiti dei cani e ripartiamo fiduciosi alle 5 e mezza del mattino, imbattendoci in ambigui bivi e chiedendo indicazioni per Antalya e ricevendo risposte sicure di proseguire per la nostra strada. Dopo 4 o 5 ore, con il caldo che inizia a farsi sentire, siamo ancora immersi nel nulla: strade sterrate, montagne ovunque e nessun cartello per Antalya (e te credo stavamo dall'altra parte del mondo...); affranti e gocciolanti giungiamo ad una specie di base militare dove ci riposiamo un po' finchè non ci cacciano (ancora Psicopolizia per noi!), facendoci alfine giungere alla VERA strada per Antlalya. Il cartello è chiaro: mancano ancora 65 km. Ovvero: in 6 ore di strada non ci siamo avvicinati di un metro. Comunque siam contenti, noi viaggiatori del qui ed ora, perchè perdendoci abbiamo trovato posti incredibili (tra i quali un lago davvero stupendo tutto per noi) decisamente poco o nulla turistici...

il nostro primo sterrato!

uno dei paesaggi che non avremmo potuto ammirare se non ci fossimo persi

oltre a perderci, quel giorno abbiamo anche avuto parecchi problemi alle bici (gomme bucate e freni sibilanti)

adesso dobbiamo interrompere il resoconto, i nostri amici di Konya ci chiamano per la colazione, riprenderemo al più presto la narrazione.