domenica 5 febbraio 2012

da Bikaner a Jaisalmer (passando per topi e deserti)


Da Bikaner abbiamo finalmente ricominciato a pedalare, questa volta però attraverso il deserto, in direzione Jaisalmer.

Prima tappa: Karni Mata, il tempio dei topi
Si sa: se il topo è sacro mica lo puoi ammazzà. Anzi, semmai lo veneri e gli dai da mangiare puro latte di mucca, che a lui piace assai. 


Si racconta che la dea Karni Mata chiese al dio della morte, Yama, di riportare in vita il figlio di un suo amico raccontastorie; il dio rifiutò, e così la dea fece reincarnare tutti i raccontastorie in topi e privò Yama della sua anima umana. E così adesso qui vivono i topi più felici e fortunati del mondo.



Ovviamente essendo un tempio si entra scalzi, dopodichè si cerca di non pensare alla cacca delle centinai di topi che vagano per il bellissimo tempio (ci sono molti indaffarati pellegrini-pulitori, ma l’ambiente in generale non è che infonda un gran senso di pulizia).Comunque, quando ti passa un topo sui piedi, dice che è di buon auspicio… 

a quanto pare i topi hanno anche il cuoco personale

La spinosa questione del deserto del Thar 
Dopo aver superato la prova del topo, ci siamo rimessi in sella per affrontare il deserto, che invero si è rivelato essere decisamente più ostico.



Bellissimo, avventuroso, intrigante, mi raccomando ricordiamoci l’acqua, ammazza che caldo, fortuna che è cold season (come ci ha fatto notare un signore a cui avevamo chiesto – stolti noi – dell’acqua ghiacciata per rinfrescarci dopo una pedalata a 40 gradi), ma alla fine per farla breve siamo durati due giorni, e poi siamo risaliti sul treno… non certo per il caldo, che noi eroi dei due pedali e tre mondi sopportiamo senza indugi, ma per qualcosa di più subdolo, una forza invisibile che ci bloccava continuamente il cammino:
Dopo aver rattoppato due volte le gomme in un’unica mattina (notare che nei precedenti tre mesi abbiamo bucato quattro o cinque volte), ci sentivamo proprio sfortunati quel giorno… poi il pomeriggio, altra gomma sgonfia, e il giorno dopo, chettelodicoaffà, un numero imprecisato di rattoppi… ad un certo punto finalmente abbiamo capito: il deserto è pieno di spine, minuscole cattivissime spine, cazzo!!!
Insomma, il caldo si sopporta, ma pedalare con questa paranoia è proprio brutta:ricordo il panico nei nostri occhi quando dicevamo uno all’altro: Oddio hai bucatodi nuovo! e come risposta spesso si sentiva: Ma no non è possibile anche tu! e così alla fine siamo arrivati nella prima cittadina con stazione (Phalodi, circa a metà strada) ed abbiamo preso il solito treno. E vabbè, noi ci abbiamo provato…

un paesino nel deserto, con questo lago pieno di foglie e tanti templi tutt'attorno





venerdì 3 febbraio 2012

Bikaner, il nostro primo impatto con il Rajistan


Eccomi di nuovo a raccontare il passato prossimo dal presente impagliato (mi trovo infatti proprio sulla soglia della mia casetta di foglie…).
Dopo esserci ripresi dalla maratona-matrimonio  abbiamo preso il treno per Bikaner: la prima città che abbiamo incontrato nel superbo, ricchissimo, affascinante Rajistan.
A parte il delirio di girare in bici per il centro storico, adesso di Bikaner non mi sovviene poi molto, quindi vi sparo un po’ di foto a caso e me ne vo’ a disegnar in su la playa…

gli sfavvillanti affreschi della fortezza

colonne e finestre, sempre nella fortezza


il centro storico