venerdì 23 dicembre 2011

Chandigarh, la città indiana progettata dall'architetto svizzero (ai più noto come Le Corbusier)

In effetti in questo momento ci troviamo a Mumbai, millemila kilometri lontani da Chandigarh, ma vabbè andiamo avanti con i post accumulati sperando un giorno di rimetterci in paro...

Comunque, Chandigarh: la dimostrazione vivente (in cemento ed asfalto) che quando c'è di mezzo un piano urbanistico si vive molto meglio... incredibile ma vero, per quanto questa città si trovi in India, NON C'E' OMBRA DI TRAFFICO! quasi commovente. 
evviva le rotonde numerate razionalmente... impossibile perdersi, tutto regolare, al blocco 12 segue immancabilmente il 13 e quindi se devi andare al 14 già sai dove si trova!



Questo è uno degli edifici della Corte Suprema. Molto bello.
Ma a Chandigarh c'è un'altra incredibile attrazione, stavolta ispirata più a Gaudì che al razionalismo...
Il signor Neck Chand, ufficiale del governo britannico, mentre lavorava alla creazione di una strada qualunque, ha deciso di riutilizzare i rifiuti (materiale che qui in India non manca mai) per fare qualcosa di bello. E' nato così il Rock Garden, una vera meraviglia del riutilizzo ecologico!












giovedì 15 dicembre 2011

Da Renuka (Himachal Pradesh) a Chandigarh (Haryana)


Lasciamo affamati il bel laghetto (scoprendo che 2 km più in là c’era un paesino con tutto il necessario per cucinare, ma vuoi mettere due giorni di vita ascetica sul mistico specchio d’acqua?!) e ci dirigiamo felici ancora una volta su e giù per i monti dell’India.





Mentre fotografiamo questa coloratissima casa (con a fianco l’immancabile AmbujaCement, che a quanto pare sta costruendo case in tutto il subcontinente), i ragazzi affacciati al balcone ci chiedono cosa stiamo facendo, ed alla nostra risposta: “cerchiamo un posto per mettere la tenda”, ribattono che possiamo piantarla lì, sopra il garage (nonché fra quei bellissimi cerchi multicolor). Dopo qualche imbarazzo a distanza (loro non scendono, noi non saliamo), alla fine ci propongono di dormire sopra con loro e già che ci siamo mangiamo tutti insieme, tra le loro scuse di non saper cucinare così bene perché vivono da soli e le mogli son lontane… a noi comunque sembra davvero tutto squisito (forse non abbiamo ancora accennato all’incredibile bontà dell’Indian food, sempre e comunque sorprendentemente delizioso?!).
I due ragazzi sono maestri elementari, così il giorno dopo ci invitano a conoscere i loro piccoli studenti. 


mentre ci dirigiamo verso la scuola Michele si trova a pedalare fra due alberi che si trovano a camminare...

Assistiamo così alla lunga cerimonia di apertura delle lezioni, guidata dai tre alunni più grandi e disciplinati, in cui tutti i bambini messi belli ordinati cantano all’unisono chissà cosa (probabilmente  versi delle sacre scritture Indù) e si producono in coordinate movenze fra il militare e lo yogico.
 

Dopodichè, tutti in classe buonibuoni ad aspettare circa un’ora che i maestri  prendano in tutta calma il chai mattutino: le lezioni dovrebbero iniziare alle 10 e 45, ma qui vige l’abbondante mezz’ora accademica…
In questo frangente facciamo un’interessante conversazione con il maestro di Indi, che per ben due volte ci chiede guardingo: “But how can you be emotionally satisfyed?”; la prima, quando affermiamo di non credere in Dio (una  frase che crea parecchie espressioni sconvolte, decisamente più qui che in Iran) e la seconda quando spieghiamo che in Italia non vige più la famiglia allargata e che quindi i nostri nonni vivono da soli (facendoci amaramente riflettere su uno dei problemi sociali più complessi della nostra società individualista e post femminista).

La notte stessa montiamo la tenda vicino a delle casette da cui la mattina fuoriesce una mandria di altri ragazzini pronti per la scuola; mentre aspettano il pullmino ci assalgono, e una di loro in evidente delirio Bollywood ci chiede addirittura l’autografo! Dopodichè è il turno delle molteplici foto-con-chitarra (se non si capisse, il ragazzino in basso a destra è il più sveglio e intraprendente di tutti):


Un’altra felicissima (e non programmata) sosta ci attende subito dopo aver superato il ponte del fiume Giri Ganga, quando un ragazzo cicciottello ci ferma per offrirci un chai. Scopriamo così che lì sotto sulla riva del fiume  abita un altro Baba, e dopo il cylum di rito decidiamo di fermarci anche la notte (nonché sia solo mezzogiorno, che scarsi..!).

il Baba alternato al dio Hanuman (il dio scimmia)

Comunque la sosta non è passata senza lasciare il segno: Michele ha imparato a tagliare la legna e la sera abbiamo mangiato le prime chapati fatte con le nostre mani, certo non proprio tonde e ben stese ma con il gusto intenso dell’impegno del principiante!


uno scorcio della casetta del Baba, con in primo piano il sacro fuoco ed il forcone di Shiva


lunedì 12 dicembre 2011

Renuka, il lago degli Ashram nell’HimachalPradesh


Dopo una bella pedalata in discesa fra giungle e foreste, siamo arrivati al lago più grande dell’Himachal Pradesh, ovvero: una bella pozza d’acqua che si trova sia nella giungla, sia parecchio al di sotto delle nostre aspettative (AH! le aspettative!)… Comunque stiamo parlando del luogo sacro dove migliaia di anni fa nacque il dio Renuka, ed infatti la mistica atmosfera di pace, meditazione e silenzio ci ha fatto rimanere due notti invece di una (ok, eravamo anche parecchio stanchi...).



 
Per una manciata di giorni ci siamo persi il popolatissimo Renuka Mela che attira ogni anno migliaia di indiani pellegrini; eravamo solo noi, gli sparuti abitanti dei due Ashram e i simpatici venditori delle bancarelle di zuccherini e immagini sacre.
Altro nei paraggi non v’era: soprattutto incombeva minacciosa la mancanza di un bel ristorantino, e così ci siamo dovuti allineare agli ascetici orari di alimentazione dei suddetti  Ashram, il cui cibo è sempre davvero squisito ma mai davvero abbastanza (per altro i cylum che giravano allegramente  sia tra i bancarellari che tra i mistici abitanti non erano certo d’aiuto nell’attesa!).






Solo due eventi sono riusciti a scuotere la mistico-sorniona atmosfera del lago (facendoci dimenticare per qualche frangente la fame): la fragorosa e prorompente cerimonia serale, un fiume in piena di martellanti tamburi e campane che ci ha travolto fra le colonne del tempio facendoci cadere in uno stato di trance (il giorno dopo, sentendola in lontananza, sembrava proprio un festone trance con musica di qualità!); l'altro intrattenimento era causato dalle rapaci scimmie predatrici, che ogni tanto a sorpresa facevano velocissime incursioniversogli zuccherini delle bancarelle, riuscendo immancabilmente a fregarsi qualche pacchetto e dando un bel tocco di suspence alla situazione…



Un abitante ed uno scorcio dell'Ashram, il tutto con un'aria 
vagamente rinascimentale!


 Michele aiuta nell'arduo compito di lavare enormi pentole seduti per terra...


qui potete ammirare: le ferree regole dell'ashram, la lignea stanza 
dove abbiam dormito ed il barbuto Baba che ci ha ospitato!

mercoledì 7 dicembre 2011

In su per i monti

Da Rishikesh siamo partiti in direzione monti, strade sterrate, natura e solitudine (non sempre...).

 
Pedala pedala, siamo arrivati belli sudati a quota 2200, nel villaggio montano di Mussoorie (di cui abbiamo solo quest'immagine tenebrosa, che comunque rende bene l'atmosfera nebbiosa...).


Il giorno dopo ci siamo svegliati con l'Himalaya all'orizzonte!!!


 ...e le solite mucche (che in montagna comunque non fanno tanto effetto come in città!)


Un altro bellissimo scorcio montano con tempio nei pressi di Mussoorie


 Dall'Uttarkand ci siamo spostati nell'Himachal Pradesh, tutto terrazzato tutt'intorno... per lo meno nei territori da noi solcati (ovvero, il sud della regione).


Dopo giorni di pedalate e "luridità", non appena abbiamo visto questa bella cascata abbiamo pensato all'unisono: doccia! dopodichè, l'ha pensato anche la vacca.


Ed eccoci tornati a valle, fra Paonta Sahib e Sataun, sornione cittadine in cui si iniza a fumare charas al bar verso le 7 di mattina.


A Sataun abbiamo passato una notte rocambolesca con vari colpi di scena e cambi di letto: noi volevamo mettere la tenda vicino al fiume, ma un ragazzo davvero energetico e un po' sconclusionato non ce lo ha permesso, affermando con forza: "problem, tiger!" Siamo quindi rimontati in sella con la promessa di essere ospitati a casa sua, ma poi ci ha portato davanti al suo negozio per montare lì la tenda. Dopodichè si è materializzato un altro tipo stralunato che non poteva reggere il pensiero di due turisti dormienti in tali avverse condizioni, e che quindi ci ha portato di forza alla Rest House per i lavoratori della compagnia elettrica. Risultato: abbiamo dormito gratis in una bella stanza tutta per noi e il giorno dopo siamo pure andati a visitare la centrale idroelettrica, orgoglio verde della cittadina.


 
E come ultima emblematica foto, una casetta con la porta stranamente ricolma di foglie secche.

venerdì 2 dicembre 2011

TWENTYFOUR HOURS FULL PAWA!


Proprio quando stavamo pensando di lasciare Rishikesh ci siamo imbattuti in Baba Shangar Giri.
I Baba sono dei santoni asceti che scelgono di vivere nella natura e nella castità per votarsi interamente alla preghiera. Quelli seri vivono davvero di poco, ma una gran parte si arricchisce con le donazioni dei fedeli che certo in India non mancano (ma il nostro Baba è un puro, almeno così ci è sembrato).
Ci trovavamo sulle rive del Gange, quando un Rastafari con turbante ci ha offerto un chai nella sua splendida e naturalissima casa-tenda, costruita attorno al dio fuoco, a cui non si deve MAI mancare di rispetto (Michele l’ha subito compreso quando ha cercato di buttarci dentro un fazzoletto usato e il Baba – parole sue – è diventato CRAZY!).
Senza troppe parole, ma con il suo esempio vivente, ci ha trasmesso tantissimo e molte cose in noi sono diventate più chiare; la felicità non dipende dagli oggetti o dal denaro (e questo, già lo sapevamo), ma soprattutto è possibile (anzi, facilissimo!) vivere semplicemente, nella natura, lasciando aperta la porta a chiunque (specie quando la porta non c’è…) con amore e senza giudicare.
Insomma, quando torniamo in Italia, ce ne andiamo a vivere nella capanna pure noi!!!

 ecco dove ci trovavamo quando è apparso il Baba...

...ed ecco il Baba full pawa con i suoi nuovi studenti

uno scorcio della sua fissa dimora

giochi di fuochi sul Gange notturno

Michele dona il latte alla Madre Ganga

Oltre alla saggezza, all’amore e all’ottima charas, ciò che ci ha fatto restare con lui ben 5 giorni è stato il cibo sopraffino, un’esplosione di gusto che non avevamo mai provato (e tutto senza carne né alcool!), come dire: il nettare degli dei!


mercoledì 30 novembre 2011

Rishikesh, capitale mondiale dello yoga


L’India ci ha rilassati a Rishikesh…
Dopo il  Delhi-delirio abbiamo iniziato a pedalare verso Nord fermandoci ad Haridwar, città sacra in prossimità delle fonti del Gange, in cui gli Indu fanno il bagno per purificarsi e sulle cui rive si svolgono cerimonie affollatissime e davvero coinvolgenti (anche se non credi a Vishnù!)...






Appena lasciata la caotica cittadina, ci siamo imbattutti in queste meraviglie di templi:




Dopo Haridwar siamo approdati nel luogo mitico dove Dio si manifestò al saggio Rahibya Rishi e dove per questo è sorta la bellissima Rishikesh.
I 3-4 giorni che dovevamo rimanere sono diventati 9 quando abbiamo scoperto che proprio in quel momento si stava svolgendo un favoloso (e gratuito!) festival di yoga, al quale abbiamo copiosamente partecipato facendoci 4 ore di lezione al giorno che ci hanno allungato i muscoli e la vita… Lo yoga fa proprio bene! E a chi fosse ancora convinto che si tratta di uno sport come un altro, presentiamo subito l’ultracentenario Swami Yogananda:



lui afferma di avere 103 anni: qualche dubbio in proposito è lecito, ma anche ne avesse solo 80, tanto di cappello per la grinta e la simpatia! Un’ora e mezza di lezione con lui (la sua terza della mattinata) non è stata banale da seguire, ed alla fine si è esibito nella posizione poco lineare che potete ammirare sconcertati qui sopra. Manco a dirlo il simpatico vecchietto non sa neanche cosa sia un’aspirina, ma lo yoga e una dieta assolutamente vegetariana (senza gli stress della vita moderna) possono davvero fare miracoli…

Ma torniamo a Rishikesh: nonostante sia un luogo turistico è una cittadina ricca di fascino, templi coloratissimi e ponti pedonali lunghissimi, solcati da uomini ma anche da golosissime scimmie…

Trittico kitsch-divino


 ecco i ponti pedonali-scimmieschi

...ma le scimmie si arrampicano un po' dappertutto...




 Saggio (dei ragazzi ci hanno detto testualmente: that is a holy man) 
in uno dei numerosi Ashram di Rishikesh


Pic-nic sulla spiaggia con ospite inatteso (la vacca sacra è un osso duro!)