venerdì 16 marzo 2012

Jodhpur, la città blu del Rajistan


Da Jaisalmer abbiamo preso il treno per Jodhpur

Già che ci siamo però adesso vi raccontiamo come funziona il trasporto delle bici sui treni indiani: è un operazione da affrontare dopo almeno un’ora di meditazione, 45 minuti di massaggio ben fatto o due cylum col Baba. Bisogna arrivare almeno un’ora prima della partenza (ma a volte non basta, vedi Mumbai) e subito mettersi alla ricerca del Parcel Office che tende ad essere nei posti più improbabili; parcel sta per pacco, quindi è fondamentale capire subito chi è il capo ufficio… Dopodichè bisogna affrontare sempre uno stadio in qualche modo negativo, per esempio il capo ufficio è refrattario ai rapporti umani, vuole che impacchetti la bici o inizia a delirare dicendo che su quel treno è impossibile caricare la bici per svariati motivi come una fermata del treno troppo breve o un treno troppo carico. A questo punto è buona norma alzare la voce, mantenendo però la calma interiore, e provare qualche frase ad effetto che dimostri l‘esperienza maturata nel campo dei Parcel Office (ovvero: qui tutto è possibile). Dopodichè parte la fase burocratica di riempimento moduli, e qui la tua esperienza accumulata serve a poco, tanto ogni Parcel Office interpreta diversamente le sibilline voci da compilare; per di più tu straniero errante con tenda devi inventarti ogni volta un paio di indirizzi diversi di recapiti indiani. Non c’è speranza, la prima stesura non va mai bene e quindi nel frattempo 4-5 indiani sguscianti ti sorpassano in curva ovviamente suonando il clacson. Quando il modulo, agli occhi del capo ufficio, raggiunge almeno la sufficienza,  è il suo turno per la compilazione del temibile librettino con la carta copiativa: operazione che richiede 4 copie e 3 foglietti copiativi da inserire in una meticolosa combinazione geometrica. Poi è il turno dell’analisi matematica sottesa al calcolo del prezzo in relazione al peso dell’oggetto e ai kilometri di viaggio, ma l’operazione è talmente complessa che alla fine il prezzo rimane comunque a discrezione del capo ufficio. Dopodochè si affronta l’etichettatura della bici, avendo con urla decise evitato l’impacchettamento; qui bisogna essere velocissimi e risoluti nel voler farlo da soli con mezzi di fortuna, poiché altrimenti lo farà il garzone di turno per poi scucirti 100 rupie per un pezzo  di cartone e una corda sdrucita.  A questo punto si intravede la luce, per quanto possa sempre intervenire un passante curioso a molestarti con domande improbabili a prova di nervi. Ma il più è fatto: passata la battaglia ci si rilassa tutti salutandosi con grossi sorrisi di soddisfazione. Non resta che abbandonare il campo di battaglia e salire fiduciosi sul treno, sapendo che all’arrivo si troveranno magicamente le bici nel nuovo misterioso Parcel Office; ma se la stazione d’arrivo è piccolina, suddetto ufficio risulta essere aperto dalle 8 alle 8 e quindi se si arriva, per esempio, alle 5 di mattina bisognerà attendere il momento idoneo a cogliere l’attimo, magari stendendo i tappetini e facendo una profumatissima siesta su pavimento da non guardare mai troppo meticolosamente prima di chiudere gli occhi…

Raccontata la sempiterna storia del Parcel Office, ritorniamo a parlarvi di Jodphur e della sua immensa, grandiosa, annichilente fortezza: per riuscire a prenderla tutta in una sola immagine, abbiamo dovuto attaccare ben 6 fotografie:


Come da tradizione rajput, per edificare la fortezza hanno utilizzato tutto lo spazio disponibile del promontorio, anche la lingua di roccia che da esso si sviluppa…



Ed ecco l’ingresso del castello; da questa foto non si capisce, ma è posizionato dopo una curva strettissima, così da evitare che una carica di elefanti potesse sfondare il portone.



Un particolare dell'interno del castello:


Le suggestive case dipinte di blu erano un tempo appannaggio dei Bramini (evidentemente anche qui il blu è il colore della nobiltà); adesso invece chiunque può colorarsi la casa, ma sempre e solo di blu. Con un mezzo così semplice si crea un effetto globale che fa gioire occhio e anima!

e per concludere un'astrazione notturna in chiave di Do maggiore per finestre e scala...


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