lunedì 17 ottobre 2011

Impressioni

DAL PIANETA PROFONDO ME

Son passati due mesi di viaggio e più ed è ora di veder un po' cosa bolle in pentola dentro di me.

Mi sembra difficile fare una stima della crescita personale (anche perché mi riconosco sempre meno in una persona definita), la schizofrenia del viaggio non lo permette: a volte mi sembra di aver raggiunto chissà quale cima per poi ritrovarmi nei bassi fondi della mia mente in men che non si dica. Penso che sia questa la caratteristica predominante del viaggiar (almeno per me): ovvero una realtà che continua a frantumarsi, certezze che scompaiono ed una fragilità latente che sento vegetante dentro di me. Comunque mi sembra che nonostante cerchi di vivere nel presente una parte di me continua ad aver bisogno di aggrapparsi a sicurezze abitudinarie, nuovi e vecchi circoli viziosi mentali. Il viaggio ti mette di fronte a tutto ciò: sento che quello che mi ero convinto fosse Michele in realtà è qualcosa che è in continuo cambiamento ed estremamente liquido e malleabile. Si può dire che non esisto o che esisto in infiniti modi di essere.

Il viaggio ha decisamente accelerato il tempo di passaggio da uno stato d'essere all'altro o forse ha solamente reso tutto ciò più osservabile: ovvero il viaggio ti permette di sperimentare l'oggettiva impermanenza delle situazioni all'esterno e degli stati d'animo al proprio interno. Tutto è più indefinito e ciò è meraviglioso e spaventoso allo stesso tempo; per questo mi sembra che vivere queste esperienze, almeno per un po', mi faccia bene e mi stia arricchendo molto. Vivere immerso nella libertà comunque non è facile ed all'improvviso, a volte, mi capita di farmi prendere dalla rabbia per cose che un minuto dopo mi sembrano delle stupidaggini; è come se un'irrequietezza crescesse dentro di me piano piano fino ad esplodere sgonfiandosi in un'altra tranquillità, l'ennesima ed anch'essa evanescente, per poi ricominciare da capo un altro ciclo. Funziona un po' come il traffico cittadino qui in Iran: un momento e sei all'inferno, devi districarti come un ballerino per non farti speronare, poi ti infili in un buco, riesci a svoltare e ti trovi in una strada deserta baciato dal sole tramontante dimentico dell'odore di smog aleggiante nell'aria.

Non è solo l'essere in viaggio che mi fa provare questa schizofrenia e bipolarità repentina: è anche l'essere immerso in un ambiente caotico come quello iraniano o di altri paesi del Sud del mondo. In un posto così caotico, però, è difficile distaccarsi e non farsi prendere dagli istinti del momento. Mi sento nudo, gli occhi di tutti puntati su di me ed è come se venissi prosciugato di tutte le mie energie; lotto perché ciò non avvenga, ma più mi agito e più la sensazione si amplifica; arrivo fino ad un punto in cui scatta qualcosa e capisco che l'unica cosa che posso fare è accettare tutto ciò ed allora sto bene, in armonia col caos iraniano. Questa ciclicità negli stati d'animo è davvero difficile da accettare ed è molto frustrante constatare che continua a riproporsi. Non so se riuscirò mai a superarla, se è possibile fare ciò, se è un'illusione crederlo e se è una finzione mostrarlo come fanno i santoni della domenica sparsi nel mondo. Penso però che posso accettarla sempre con più distacco e coscienza della sua esistenza, lavorando ogni volta per interrompere il prima possibile la catena di azione e reazione che genera i vari nervosismi; penso che questo viaggio sia un'ottima possibilità almeno per provare a far tutto ciò in un modo più dinamico che star seduti a meditare. Non che la meditazione non sia efficace, al contrario può esserlo (dipende da te) molto di più; ma per come sono fatto io scoprire posti nuovi è il modo più divertente di guardarsi allo specchio tutte le mattine! E il caos che si respira da ste parti è un duro specchio che ti porta al frantumo ma in profumo di verità, EVVIVA LA LIBERTA'.

Michele


DUE PUNTI

Il viaggio: che grande insostituibile maestro! Tu semplicemente ti sposti qua e là per questo minuscolo-immenso pianeta, e lui, il viaggio, costantemente ti insegna, facendoti poco a poco scoprire te stesso.

Un nuovo te stesso in ogni angolo del globo.

Non mi trovo mai nel posto in cui immaginavo di essere, ma allo stesso tempo sono nell'unico luogo al mondo in cui possa trovarmi… è una sensazione bellissima e potente, a dir poco straniante nel suo fascino impermanente!

All'inizio ogni piccolo cambiamento di percorso mi provocava una buona dose di fastidio lungo la schiena, ma adesso ho capito: il percorso prende la strada che vuole e io non ho che godermi ogni attimo a cui questa strada mi fa approdare; l'imprevisto è la regola e l'unico possibile risultato è l'abnegazione al potentissimo dio Fato. Niente qui (ed ora!) è certo, il flusso di eventi è una corrente di cambiamenti che ti trascina senza darti tregua. Ed è tutta vita che non avresti mai vissuto, e tu ci sei dentro chissà come chissà perché… conosci persone, condividi momenti, cambi situazioni e scorri negli eventi!

Ma in effetti il viaggio fa solo risaltare ciò che è sempre vero: le certezze sono costruzioni mentali, il controllo che abbiamo sulle nostre vite è davvero insignificante e il segreto della vita (attenzione attenzione!) sta tutto qui: non bisogna avere aspettative. Ogni momento che vivo è l'unico che potrei vivere fra infinite possibilità, perché è qui che gli eventi mi hanno portato, ed è inutile crucciarsi perché poteva essere migliore, perché in effetti non poteva essere nient'altro. Se volevo entrare nella moschea, ma oggi è chiusa, se volevo andare da una parte, ma il mio ospite mi porta da un'altra, se volevo passare per il Pakistan ma è pericoloso, se volevo prendere la nave per Bombay ma non ci fanno il visto… dov'è il problema? Ogni cambiamento non è più un ostacolo, ma un'opportunità!

Per esempio: c'è chi si innervosisce quando deve aspettare i ritardatari. Ma scusate, mi dite dov'è il problema? Non potete pensare che quello sia del tempo che vi è stato regalato, tutto per voi, magari per chiudere gli occhi e rilassarvi 10 minuti? Se state lì ad aspettare è normale che vi indispettiate, ma se invece vivete quel tempo come un'opportunità per fare altro, non ci sarà nulla di negativo, o no?

Non dico che sia facile, ma è possibile, e la vita diventa molto più bella e fresca e sorprendente… io piano piano sto riuscendo sempre meglio. Diciamo che fra un paio di mesi al massimo sarò completamente illuminata..!

Un altro grande insegnamento del maestro viaggio: quando mi innervosisco per i comportamenti altrui, non è un problema altrui, ma è tutto mio (e guarda caso deriva dalle aspettative che ho sugli altri) e sono io che devo cambiare, non certo chi mi sta intorno (altre aspettative). Se stiamo uscendo dalla macchina e mi aspetto che Michele prenda lo zaino, poi eggrazie che mi innervosisco se non l'ha fatto. Ma chi l'ha detto che doveva farlo lui??? Sarà una verità ovvia, ma per me non lo era davvero, e questo cambiamento è decisamente più difficile del precedente… ma anche qui, ci sto lavorando e vedo miglioramenti.

Perché in questa situazione di continuo cambiamento, la verità più grande che sto capendo è proprio questa: cambiare è possibile! È molto difficile, una lotta senza quartiere contro i propri stupidi schemi mentali, ma se può fa!

E adesso so che in qualche modo verrò a capo di ciò che sta nel mio capo, senza bisogno di alcun capo e senza ogni volta ricominciar da capo, ma per lo meno - ogni tanto - andando:

a capo.

Emilia

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