martedì 17 gennaio 2012

the Indian Wedding

Quivi narriamo di quel giorno in cui giungemmo a Bathinda per cambiare treno (si viaggiava da Amritsar a Bikaner), ma poi incredibilmente fummo invitati ad un vero, originale matrimonio indiano.

Camminavamo tranquilli in quel di Bathinda, quando una jeep con due ragazzi ci si affiancò incuriosita; salimmo con la promessa di esser portati al più vicino internet cafè, ma poi ci trovammo a casa della sorella di uno dei due guaglioni, la quale la sera stessa si sarebbe sposata in gran festa.
Ed ecco, in esclusiva per voi sul mercato occidentale, il racconto fotografico della medesima:


La sposa è già dentro il grande salone, qui è il marito che arriva per secondo; questo è il comitato di accoglienza (al quale le donne agghindate costringono Emilia a partecipare).



Ed ecco finalmente arrivare lo sposo, bardato con una brilluccicante parannanza... Arrivato al nastro di benvenuto viene brutalmente stoppato, e con nostra grande sorpresa inizia una contrattazione monetaria fra lo sciagurato e le inghirlandate (tutto metaforico ovviamente, alla fine entre pagando pochi spiccioli).



Dopodichè ci dirigiamo tutti verso la pista da ballo. Noi iniziamo a pensare che la cerimonia sia già avvenuta nel pomeriggio, ma quando chiediamo conferma apprendiamo un altro inaspettato aspetto della nottata: la cerimonia avverrà alla fine, ovvero verso le 4 di notte. Sono appena le otto di sera, e noi siamo anche un po' stanchini, ma facciamo buon viso a cattivo gioco e continuiamo a ballare... Nel frattempo gli sposi si fanno fotografare con gli invitati; purtroppo noi perdiamo l'occasione di essere immortalati con i due giovini: purtroppo soprattutto per non aver così carpito la faccia di lei, che va dal disperato andante al ma perchè mi trovo qui, voglio morì.
Sapendo che è un matrimonio combinato proviamo grande affetto per la poveretta, ma poi scopriamo che l'infelice espressione fa parte anch'essa del rituale, ed esprime la tristezza provata dalla ragazza nel lasciare l'amata casa di famiglia.
Arriva il cibo, tutto a buffet, in gran quantità. Noi di fame ne abbiamo a sufficienza (e quando mai), e così ci rimpinziamo bellibelli lo stomaco. Senonchè anche qui dopo un po' arriva la sorpresa: trattavasi infatti del solo antipasto. Vabbè, e che devi fà: magni.




La notte si inoltra fra gli invitati, che iniziano inesorabilmente a diminuire; noi immaginiamo che se ne stiano andando, ma più tardi anche qui ci sarà il colpo di scena: in uno degli edifici del complesso matrimonifero scopriremo esservi delle stanze in cui gli invitati si possono accatastare (e non stiamo usando una metafora) per riposare vicendevolmente avvicendati.
Intanto, gli sposi fanno le romantiche foto di rito (nelle quali per fortuna lei sfoggia più gaudenti espressioni).
Sono quasi le quattro, noi stiamo quasi svenendo dal sonno, e ormai non c'è più quasi nessuno. Stiamo per gettare la spugna, quando notiamo una differente sistemazione delle sedie del giardino, che sono state  sistemate intorno al gazebo. La speranza che questa visione ci porta si avvera: il rito sta per cominciare. Gli sparuti ospiti si siedono intorno al cuscino del prete (che non è un prete, ma non sappiamo altresì come chiamarlo), e davanti a lui sta lo sposo. Inizia la cerimonia senza la sposa, che non arriva per un tempo interminabile in cui il "prete" compie vari ripetitivi rituali, come legare un dito della madre dello sposo con un nastro, ravvivare il piccolo fuoco che ha di fronte, far passare oggetti e soldi fra tutti i presenti... noi nel frattempo lottiamo contro la chiusura delle palpebre (che detta così sembra una lotta sindacale). Finalmente la sposa arriva, ma il rito non ne guadagna ritmo, nè fantasia. Ad un certo punto gli sposi si alzano e iniziano a fare dei giri tuttintorno; poi si siedono, ma dopo 10 minuti in cui il "prete" continua a ripetere le stesse formule (che ormai conosciamo anche noi) si rialzano e ri-girano, questa volta accompagniati dalla madre di lei. 






Quando scopriamo che tutto ciò avverrà altre 6 volte, prendiamo coscenza dell'impossibilità di proseguire nella nostra lotta e ci alziamo tremolanti... al che, avviene il miracolo: il nostro amico ci accompagna verso le affollate stanze di cui non eravamo a conoscenza e ci trova anche un letto quasi libero in cui poterci, finalmente, stendere! Veniamo svegliati svogliati un paio d'ore dopo (cioè, quando è finalmente finita l'infinita cerimonia!), e ci dirigiamo verso la casa del nostro amico dove nel frattempo i genitori si sono alzati, lasciandoci un bel letto su cui recuperare ancora un po' di sogni ed energie...

E questo è in breve il resoconto dell'inaspettata cerimoniosa avventura.

SITUAZIONE PASSAPORTI
Siamo a Pune (3 ore di treno da Mumbai) ospiti degli amici incontrati a Goa (che sono davvero fichissimi, e siamo diventati già grandi amici!). Abbiamo richiesto il nuovo passaporto al Consolato e poi c'è da fare il visto, che chissà cos'accadrà.
Domani ci arriva un nuovo bancomat direttamente da Torino con piccione viaggiatore, così possiamo ripartire verso sud in attesa che la burocrazia faccia il suo (farraginoso) corso...
detto ciò, buonanotte a tutti!

1 commento:

  1. Io fossi in India, andrei dritta qua: http://www.auroville.org/

    Buon viaggio!
    Simo

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